Non mi piace scrivere, qui sul blog, di qualcosa che non conosco. Ma siccome solo chi ci è passato può davvero parlare di fecondazione assistita, ho pensato di chiedere a chi l’ha vissuta, ed ha vinto. Spero che possa essere d’aiuto alle tante donne che, con coraggio, stanno affrontando questo percorso. Un’amica e collega ha voluto regalarmi le sue emozioni e la sua storia, fatta di dolore ma anche tanta, tanta, soddisfazione. Buona lettura.
Sono molto più di quelle del famoso grigio le sfumature con cui potrei parlare di fecondazione assistita
Ma siccome alla fine di questo percorso c’è solo il bianco o il nero ho voglia di togliere il velo alle sfumature nella convinzione che, quando si parla di fecondazione assistita conta più una brutta verità che una bella bugia.
Quando la collega che con passione e dedizione si occupa del mondo dei bimbi mi ha chiesto di scrivere questo pezzo credo lo abbia fatto perché ha creduto che più che la penna del giornalista avrebbe potuto l’emozione di chi era salito sulla barca di Caronte ed aveva affrontato quelle tempeste.
Di fecondazione assistita solitamente si parla ogni qualvolta c’è qualche articolo della dannata legge 40 che viene bannato. Una legge folle e oscurantista che a me e a tantissimi altri, ad esempio, ha tolto i migliori dieci anni utili per realizzare il sogno di un bimbo.
Alla fine però c’è l’ho fatta. E’ come se avessi vinto alla lotteria e alla veneranda età di 46 anni ho realizzato il sogno di un bellissimo bimbo.
Ce l’ho fatta perché non mi sono mai arresa e nemmeno accanita. Ce l’ho fatta perché ho messo in campo cuore, anima e anche corpo.
La brutta verità che vale più di una bella bugia in realtà sono molte.
Iniziamo dicendo che è necessario avere fiducia nei professionisti che ci seguono. Mai sentire troppe campane perché anche Ulisse fu tentato dal suono delle sirene ma ha trovato la strada giusta perché ha saputo resistere. I pellegrinaggi fra mille centri e lo sbirciare fra i “si dice” di forum e gruppi social serve solo a far venire il mal di testa.
Sapere che in questa avventura lunga e difficile dove il bel finale non è mai scontato e la strada tortuosa come un passo montano serve una stabilità emozionale al limite dell’ascetismo che potete trovare in voi solo con un buon supporto psicologico che non è un optional ma elemento essenziale del percorso.
Vogliatevi bene. Il corpo risponde bene se viene trattato bene. Vita sana, alimentazione controllata, sport ed agopuntura che fa mirabilie.
E’ essenziale infine soprattutto sapere cosa vogliamo e cosa possiamo. La natura può essere aiutata, mai sfidata.
Se avete più di 40 anni sappiate che – statistiche alla mano – è bene non farsi illusioni. Le possibilità di poter procreare con i vostri ovociti sono scarsissime. Dopo gli anta la menopausa è vicina e la riserva ovarica si può contare sulle dita di poche mani.
A voi la scelta. Accanirvi su voi stesse con bombardamenti ormonali ripetuti e frequenti per tentare di pescare la carta vincente che può anche non esserci nel mazzo oppure optare per l’unica vera possibilità che non deve scandalizzarvi se non siete benpensanti del sangue-del-mio-sangue: l’ovodonazione.
Credete davvero che le dive patinate da copertina del cinema e della musica che sbandierano figli al limite della logica genetica fatti secondo natura dicano la verità?
Se lo credete smettete di leggere, infilate la testa sotto la terra come gli struzzi e preferite le belle bugie.
Io a 48 anni con un meraviglioso frugoletto di due che mi illumina le giornate le balle non le dico. La legge 40 mi ha tolto 10 anni di fertilità e non il ben dell’intelletto.
Una giornalista, mamma felice
Silvia Mastrorilli (Firenze, 3 febbraio 2016)
@Silvia80Silvia